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Castagne, allarme cinghiali anche in Garfagnana

castagne

Non c’è pace per le castagne. Se da un lato esiste ancora, specialmente al sud, l’allarme per il cinipide, dall’altro un altro pericolo si affaccia all’orizzonte sempre più concretamente: la fauna selvatica, in particolare i cinghiali. A richiamare l’attenzione sul problema, questa volta, è Coldiretti Lucca, che rileva: “Anche la farina di neccio della Garfagnana Dop è a rischio…estinzione. La colpa non è del cinipide galligeno che ha già tentato, in questi anni, di distruggere un settore importante ed in espansione, ma dei cinghiali che divorano le castagne appena cadono da terra ancora prima che possano essere raccolte dai coltivatori. La farina di neccio Dop è stata inserita nella lista delle produzioni tipiche legate alla secolare tradizione contadina più in pericolo, a fianco di varietà di mais, come il formenton otto file ed il farro monococco. Incalcolabile il danno alla biodiversità toscana. L’invasione degli ungulati – prosegue Coldiretti – ha già provocato 100 milioni di euro di danni negli ultimi cinque anni in Toscana tra danni alle coltivazioni, ai terreni e alle strutture. Il 70% sono prodotti dai cinghiali.

Cristiano Genovali, presidente di Coldiretti Lucca ha poi aggiunto: “E’ fondamentale che le istituzioni dimostrino, con atti concreti, che esiste una piena presa di coscienza della gravità della situazione ed una precisa volontà di utilizzare tutti i possibili strumenti di intervento, superando ogni incrostazione e complicazione di ordine burocratico ipotizzando, laddove necessario, anche modifiche dell’attuale legislazione. Nella vicenda ungulati esistono interessi particolari, che in questi anni si sono consolidati; le istituzioni, la politica e le associazioni di rappresentanza devono sostenere e realizzare una svolta, guardando all’interesse generale della comunità toscana. L’agricoltura e la zootecnia non possono continuare a subire danni. L’obiettivo dell’attività agricola e di allevamento non è ottenere risarcimenti ma fare impresa producendo per i cittadini e non per animali selvatici e predatori. Vogliamo riprenderci il territorio da cui ungulati e predatori ci stanno progressivamente sfrattando”.

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